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Dedalsa e Afrodite

  • Immagine del redattore: Alice Maniaci
    Alice Maniaci
  • 14 gen 2019
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 7 giu 2019


(Dedalsa, Afrodite accovacciata, 92 cm, Roma, Museo nazionale romano)

Dedalsa, conosciuto come Doidalsa, è scultore alla corte del re Nicomede I di Bitinia nel III secolo a.C.Delle sue opere una in perticolare è passata alla storia: l'Afrodite accovacciata.

Di questa statua, originariamente di bronzo, oggi rimangono solo molte copie in marmo.

Secondo Plinio (scrittore romano del 23-24 d.C.) l'originale in marmo si troverebbe nel Portico di Ottavia a Roma; altre copie della statua si trovano una, rinvenuta presso le terme di Tivoli, nel Museo Nazionale Romano a Roma, l'altra, proveniente da Vienna, nel Museo di Louvre a Parigi.

L'opera è databile al 250 a.C. e  ne esistono numerose varianti del soggetto, riguardanti soprattutto la posizione delle braccia, ora piegate, ora distese, ora sollevate, ora strizzanti i capelli come nella celebre Venere anadiomene di Apelle, e saranno da modello per molti artisti successivi (ad esempio Tiziano con la Venere Anadiomene).

L'artista ritrae la dea in un momento intimo di vita quotidiana: Afrodite si fa versare l'acqua lungo la chiena, durante un bagno.

La dea dell'amore si tiene con la mano destra i capelli facendoli ricadere sul collo mentre si sta alzando da terra.La posizione è inconsueta e lascia intravedere le morbide forme del corpo femminile: l'opera esprime un forte senso di eleganza e sensualità.

Dedalsa si firà all'arte di Prassitele con l'Afrodite cnidia e di Lisippo.

Tra le molti varianti dell'opera la più diffusa è quella con la dea con le braccia piegate attorno al corpo, a coprire il seno e  il ventre in una dolce posa che anticipa le Veneri pudiche (Venus Pudica).

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